sabato 14 settembre 2013

Auckland... e ultimi giorni assieme


Anche la parentesi wellingtoniana purtroppo deve finire. Sono rimasti solo più due giorni da passare insieme e allora ci rimettiamo in macchina, direzione Auckland, che, come ho già detto ce la saremmo tenuta per ultima.
Il viaggio procede bene, sempre in mezzo a paesaggi stupendi, alcuni già visti, alcuni nuovi, ma sempre emozionanti.
Ci aspetta la tappa più lunga qui in Nuova Zelanda, dobbiamo attraversare l’isola da Sud a Nord, 600 chilometri che passano tutto sommato abbastanza bene, con le poche tappe giusto per pranzo e rifornimento.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione, cerchiamo l’ostello che abbiamo prenotato, e dopo aver girato mezz’ora per cercare parcheggio possiamo sistemarci nella nostra stanza e andare a cercare un posto dove fare cena.
 Ma spendiamo qualche parola sulla città.
Auckland a me è piaciuta abbastanza, ma meno di molti altri posti visti durante questo viaggio. Non so, è un po’ troppo grande e caotica per i miei gusti, forse sei mesi a Brisbane mi hanno abituato troppo bene, e ora è difficile trovare una città con le stesse “proporzioni”.
Comunque una cosa che si nota subito è il sali-scendi delle strade, è costruita, come anche Wellington peraltro, su un terreno poco pianeggiante, il che rende alla lunga abbastanza faticoso girarla a piedi. Ma lo stile rimane quello di una città molto nuova e pulita, anche la zona del porto, che in molte città è sinonimo di sporco e anche criminalità, per i nostri occhi, nuovi di queste parti, è una bella zona piena di belle vie e di locali che la notte animano questa parte della città.
Purtroppo non mi ricordo bene come mai, in realtà sto scrivendo il blog a distanza di mesi, ma girando per Auckland non ho portato dietro la macchina fotografica, forse anche complice la stanchezza, e il fatto che la sera che siamo arrivati, abbiamo fatto un giro in centro solo per trovare un posto in cui mangiare e poi siamo andati a letto relativamente presto, preferendo fare i turisti il giorno dopo. Ma non ho quasi nessuna foto della città.
Infatti anche la mattina dopo, l’intento principale era di vedere la città, ma dati i prezzi di alcune attività da fare, e la poca presenza di “monumenti o comunque cose da vedere”, abbiamo deciso di attraversare il ponte sulla baia e cercare un punto in cui fare qualche foto allo skyline, con la promessa nel frattempo di decidere il da farsi.






Una volta fatte due o tre foto, non sapendo bene come occupare l’ultima giornata in città, Luca si fa venire in mente un’idea geniale, se in città non c’è niente che vogliamo fare, usciamo, e andiamo a vedere una spiaggia più a Sud famosa per le sue scogliere.
Il particolare che contraddistingue questa spiaggia è che è a 260 chilometri da Auckland, e oltretutto ci siamo passati affianco il giorno prima…





Ma se lui è un po’ tuonato, io lo sono di più, diciamo che ci siamo trovati, e allora via, nuovamente al volante, nuovamente a macinare chilometri insieme verso l’ultima vera tappa di questa avvenutra.
 Dopo tre orette di macchina arriviamo a Tongaporutu, un piccolissimo paesino nella costa Ovest dell’isola.
La giornata è splendida, parcheggiamo, e ci incamminiamo su una spiaggia totalmente nera.
Non so bene da cosa sia dovuto, forse è sabbia vulcanica, ma non sono qui per fare la guida turistica, quindi se vedo che il paesaggio è bello a me basta e avanza.
Ovviamente non ha niente a che fare con le spiagge australiane, sono due tipologie totalmente diverse. L’Australia ha spiagge da isola tropicale, enormi, bianchissime e acqua cristallina, la Nuova Zelanda non so come mai dato che non ci sono mai stato, ma mi viene da paragonarla di più all’Irlanda, scogliere, coste frastagliate, mare di un blu scuro ipnotizzante… Forse un tipo di spiaggia che rispecchia molto di più i miei ideali.
Comunque sia, il posto è davvero carino, la guida dice che qualche centinaio di metri più avanti c’è uno scoglio enorme che ricorda un elefante, che è poi l’attrazione del posto, ma sfiga vuole che bisogna fare anche i conti con la natura, e l’alta marea ci impedisce di arrivarci.




Ma ormai qui non ci facciamo scoraggiare, e con il nostro metodo ormai collaudato si inizia a girare in macchina per le stradine più impervie e nascoste della zona. Questo metodo è un po’ alla cieca, ma alla fine regala sempre un sacco di soddisfazioni, e così ci troviamo in una strada di campagna, dove dobbiamo parcheggiare e ci godiamo una bella camminata in mezzo ai campi, un cielo così blu non credo di averlo mai visto.







Purtroppo la strada non va molto avanti e a un certo punto siamo costretti a tornare indietro. Decidiamo allora di iniziare a tornare indietro e di fermarci da qualche parte a vederci il tramonto sul mare, dato che in tutti sti mesi anche volendo ci è stato impossibile.
Arriviamo in un posto chiamato Taranaki e subito mette allegria in quanto ci sono 3 cartelli in sequenza di bevenuto, che poi visti al contrario sono di saluti. Che dire anche qui in Nuova Zelanda con i cartelli stradali sono messi bene…





E di conseguenza andando via...






Il posto in cui ci fermiamo è un paesino molto piccolo, credo di villeggiatura, in quanto molte case sembrano chiuse, e non c’è quasi anima viva.
Aspettando il tramonto ce la contiamo un po’ ammazzando il tempo facendo qualche foto, tanto per cambiare!







Che cosa aggiungere?
Questi mesi in Australia sono stati splendidi, questo viaggio ci ha regalato viste e paesaggi paradisiaci, ma effettivamente l’unica cosa che manca alla costa Est è solo il tramonto sul mare…




Ormai l’aria che si respira è quella della fine del viaggio. Tra poche ore Luca avrà l’aereo che lo porterà in Nuova Caledonia, a me rimarrà ancora un giorno e poi tornerò a casa a Brisbane, ma questa volta sarà diverso. Tronerò giusto per cercare una macchina e qualcuno che mi accompagni alla ricerca delle farm per il rinnovo del visto. La prima parte di questa mia avventura si sta per chiudere con la fine di questa vacanza spettacolare, da dopodomani mi attenderà di nuovo l’ansia di non sapere se troverò qualcosa, se riuscirò a rinnovare il visto…
Ma ora non è il momento di questi pensieri. Torniamo ad Auckland per fare cena e berci un’ultima birra insieme.
Andiamo a dormire in un’area di servizio poco lontano in quanto l’aereo di Luca parte la mattina presto e non aveva senso spendere i soldi di un ostello per solo qualche ora di sonno.
La sveglia suona che non c’è ancora luce fuori, ci rimettiamo in sesto per quanto possibile e ci avviamo all’aeroporto dove ci aspetta una coda infinita di persone, sembra che debbano partire tutti sta mattina, tanto che Luca rischia di perdere il volo, rallentato dalle pratiche per spedire l’attrezzatura del kite-surf, ma il personale notando il grande ritardo lo fanno arrivare all’aereo passando dall’area della prima classe, il che rende il nostro saluto un abbraccio veloce, ma con la promessa di rivederci dall’altra parte.
Per lo meno con lui so che ci sarà sicuramente quella “prossima volta” alla fine abitiamo a 200 km di distanza. Ma comunque dopo un’esperienza del genere un po’ di magone credo che sia naturale. Abbiamo condiviso moltissimo da quando ci siamo conosciuti, è nata una bella Amicizia che non finirà di certo ora.



Io corro fuori, prendo la macchina e mi fiondo in un parcheggio a fianco della pista aspettando di vedere il suo aereo partire. Eheheh mi sento tanto un genitore, che come ha fatto mia madre a suo tempo ha aspettato di vedere il suo figliolo partire, con la differenza che nonostante io sia il “vecchio” (n.d.r. Luca se stai leggendo non darti arie che come ti dico sempre il vecchietto ti piscia addosso ancora quando vuole), non è un figlio che vedo partire ma un grande Amico.
Sto ancora un po’ li, non ho voglia di fare molto altro in questo momento, e andare affianco agli aeroporti a vedere la gente che parte, è sempre stato un passatempo che mi ha sempre rilassato molto anche in Italia, è un modo alternativo per stare da solo un po’ con me stesso e pensare ai fatti miei, inoltre mi ha sempre affascinato il mondo degli aeroporti, veder decollare quegli enormi aerei pensando a dove sono diretti, pieni di centinaia di persone, centinaia di storie diverse… oh ognuno ha le sue debolezze, quella è una delle mie.
Ma non lasciamoci prendere dalla depressione perché nonostante ora sia solo, mi attende ancora un po’ di strada da fare, c’è un’ultima meta da visitare, uno dei motivi per cui sono venuto in Nuova Zelanda. Come già sapete, uno dei motivi principali di questo viaggio, per me, è stato il Signore degli Anelli e il fatto che sia stato girato qui, quindi ora la meta è la location per eccellenza, La Mecca per ogni fan del film come me, il paese si chiama Matamata, la location è Hobbiton!!

venerdì 16 agosto 2013

Wellington...

Ladies & Gentlemen… Welcome to Wellington!!!

EHHH si, alla fine ci siamo arrivati.
Devo dire che dopo tutta la storia della giacca, l’idea di rifarci ancora tutti quei chilometri una terza volta per arrivare fin qui, non ci allettava molto, ma avevo troppa voglia di vederla, e anche se mancano 3 giorni alla fine di questo viaggio non ho resistito, non potevo saltarla proprio ora che ero così vicino, e poi i paesaggi anche se per la terza volta sono sempre belli da ammirare!!!!













Arriviamo in tarda mattinata, cerco l’indirizzo di un centro informazioni, e ci buttiamo nel centro di questa grossa città, il quale non è molto diverso dalle città australiane o da Wellington come edifici, ma la cosa che la rende unica è il luogo in cui è situata che a parer mio la rende molto più affascinante.
Metà è costruita sulla “terra ferma” e metà su una penisola collegata al resto della città da una sottile striscia di terra occupata quasi interamente dall’aeroporto, ora, non chiedetemi perché, ma questa cosa mi piace un sacco, non ci posso fare niente.
Essendo un fan del Signore degli Anelli, in passato mi sono puppato tutti i contenuti speciali possibili, e girare per le strade di questa città, un po’ come succede a New York, è tutto un riconoscere posti descritti da Peter Jackson, e dagli attori.
Nel centro informazioni si nota subito quanto l’effetto turistico del film abbia avuto maggior effetto in questa città in particolare, su una parete di depliant, più di metà riguardano tour delle location del film, o dei luoghi frequentati dal cast, un quarto riguardano la Weta Workshop, e solo l’ultimo quarto è riservato a musei, ed attività.
Come l’Australia, la Nuova Zelanda, è un Paese piuttosto recente, e quando si entra in una città, le cose da fare o da vedere per come le intendiamo noi sono ridotte abbastanza all’osso.
Quindi decidiamo che come da mood dell’intero viaggio, se non c’è “niente di particolare” da vedere, si prende la macchina e si gira senza una meta precisa, e questo come sempre ripaga molto.
A dire la verità la prima meta non è molto casuale, in quanto è appunto la sede della Weta Workshop, dico a Luca che se non vuole venire lo capisco al 100% e che se vuole farsi un giro nel frattempo non c’è problema. Io mi faccio il tour guidato che dura un’ora. Non so bene in cosa consista, ma qualsiasi cosa comprenda andrà più che bene.




L’intero complesso di capannoni è molto grande, ma la parte aperta al pubblico è minuscola, e consiste in una sorta di negozio dove sono esposte molte statuette raffiguranti i più svariati personaggi da loro creati, una sorta di mini-museo dove puoi comprare quasi tutto quello che vedi, con prezzi che vanno dai 2 o 3$ fino alle repliche dell’Unico Anello in oro puro a 6000$ al pezzo.





C’è una visita guidata ogni ora, attendo il mio turno e un ragazzone si presenta davanti a me e altre 5 persone. Si presenta e ci porta dentro uno dei capannoni affianco. Purtroppo non è permesso fare fotografie, ma in realtà su internet se ne trovano alcune senza problemi.
Il tour consiste nel giro di una grossa stanza nel quale ti spiegano la storia della ditta, i progetti sui quali hanno lavorato, come realizzano le attrezzature per i film, dagli oggetti in resina, fino alle armature in acciaio e cuoio veri che servono per i primi piani. Il tutto è davvero molto interessante, e per essere quello che viene da più lontano, il ragazzo mi lascia un buono sconto da 10$ da spendere nel negozio.
Finito il tour, faccio razzia di quello che il mio portafoglio mi permette di spendere, e torno da Luca.
Decidiamo di iniziare a girare un po’ a caso, e ci imbattiamo in una cosa molto particolare che non sapevo di Wellington, ha una scritta in stile Hollywood che da sulla baia.




Da li prendiamo una strada che costeggia tutta la penisola, e nonostante il tempo non sia dei più belli, scopriamo scorci della città veramente belli, che mi convincono sempre più a consigliare sempre di noleggiare una macchina quando si va in vacanza. Non c’è niente da fare, sarà una spesa anche non da poco ma per la mia esperienza regala sempre delle soddisfazioni, girare solo il centro a piedi o comunque essendo limitati dai mezzi pubblici è qualcosa che ti fa perdere sempre qualcosa che magari non sarà “turistico” nel senso stretto del termine, ma che alla fine varrà la pena aver visto.








(scusate la pessima qualità della foto panoramica ma non sono riuscito a fare di meglio purtroppo) 

Un’altra particolarità della città, è il Mount Victoria, una montagnetta nel centro esatto dalla quale si gode di un panorama spettacolare di tutta la città. Salite ripidissime, incroci strettissimi e un grande parco è ciò che caratterizza questa montagna, che anche in questo rende unica Wellington.
Ah, come ho già detto, e come si è già visto dalle foto il tempo non era il massimo, tirava un vento fortissimo e li in cima era ancora più forte, ma questo non ci ha dissuaso dal fare un po’ i coglioni e fare qualche bella foto, con la promessa di tornarci la sera per la foto in notturna.







Il pomeriggio passa veloce, ci sistemiamo in ostello, facciamo cena e torniamo sul Mount Victoria e come credevo il panorama che ci si presenta davanti conferma la mia teoria del mondo visto dall’alto di notte. Se già Welington era bella di giorno, con il buio è magica, e le luci di tutti i paesi sulla costa della baia aiutano a rendere ancora più bella la vista.






Siamo quasi giunti alla fine del racconto del viaggio, e mi rendo conto solo ora che purtroppo le parole da spendere su molte cose non sono tante, uno più bravo di me avrebbe saputo descrivere i paesaggi con più accuratezza, io non so come mai, ma non ci riesco, preferisco far parlare le mie fotografie, vorrei perdermi ore a parlare di tutte le emozioni che ho provato durante questa avventura, ma il fatto è che la Nuova Zelanda, come anche l’Australia, non avendo una grossa storia come la possiamo intendere noi europei, è una terra da vedere, da vivere, i paesaggi non possono essere descritti, e ora mi beccherò una riga di vaffanculo che non finiscono più, perché so quanto è lontana questa terra, so quanto sia difficile e costosa da raggiungere, ma l’unica cosa che mi sento di dire, è che questa è una parte del mondo che TUTTI, almeno una volta nella vita dovrebbero vedere, costerà tanto, ma è un sacrificio che ognuno di noi dovrebbe fare per se stesso.
Concludo questa puntata del blog con una delle frasi che mi è stata dedicata da un mio Amico prima di partire…

“Vedrai stelle che molti non vedranno mai…”

E allora facciamole vedere queste stelle a chi non verrà mai da questa parte…





L’obbiettivo di questo blog è un po’ questo, portare un po’ di queste stelle a chi non può vederle, per questo ultimamente la mia Canon 1100D parla molto più di me.